ARTICOLI 2009

Contenuti e valori nelle poesie di Gino

Numero1.2009

 

È stato recentemente pubblicato il volumetto “POESIE di GINO”, disponibile in biblioteca e presso l’ufficio URP del Comune. Contiene 36 poesie. Propongo un breve percorso alla ricerca di contenuti e valori scorrendone alcune. 

“Ombre… sogni… illusioni” – Ci sono momenti in cui il pensiero dipinge immagini fantasiose e profonde. Qui Gino rimprovera l’ombra di seguirlo perennemente, di approfittare della sua titubanza, che purtroppo è umana: l’ombra è sinonimo di inganno, rappresenta le forze del male e finisce per indispettirlo (E tu o insistente ombra che alle spalle mie ti diletti | perché non sei sincera fino in fondo | io lo so, della mia titubante incertezza ti diverti).

“Perché anche tu Signore non hai voluto veder morire tua madre?” – È una delle poesie più drammatiche, in cui Gino parla apertamente dell’avvicinarsi della morte, rivolgendosi al Signore per implorare conforto (Quando questo avviene, | dà a tutti i figli la forza di sopportare: | Perché io lo faccio male, | anche se tento di reagire, | lo faccio molto molto male). Nel divino fraseggio, Gino rileva amorevolmente una struggente scelta che rende il Signore più umano, avvicinabile, amico, al cui solo pensiero si sente immensamente consolato: ‘Anche tu, Signore, non hai voluto vedere morire tua madre!’

“Perché non mi torna il conto” – Cuore, fegato, polmoni, ogni organo del maiale appena macellato, sono ‘meraviglie senza fine’. Il ricordo dell’evento della macellazione, di cui il maiale è l’autore, definito ‘mistero irrisolto’, seppure lontano, lo ‘folgora’, e ‘non è del tutto inabissato’ nella mente ‘affannata e in declino’. Nonostante si tratti di un animale, ciò che ancora ‘non gli fa tornare il conto’ è l’apparente contrasto tra la vista di organi perfetti (con un contenuto irrazionale e divino) e la logica offuscata e venale (dell’uomo) che porta alla loro distruzione.

“Quanto sei piccola o Terra” – Momenti di profonda umiltà e di ispirata elevazione. Cosa sono le ‘Severe tacite sedi’ invocate da Gino? Sono le meditazioni e le induzioni a Dio? Il consiglio dato all’uomo è quello di ‘sperare’. L’umiltà è definita saggia. La poesia denuncia la rivendicazione ‘arrogante’ e ‘maestosa’ dell’uomo nei confronti del suo regno (che poi ‘suo non è’), e finisce con la triste constatazione della mancata capacità di portare qualsiasi cosa nell’aldilà e di dover ‘abdicare’ prima di accedervi. Appare in definitiva come una sconfitta dell’uomo davanti a Dio. Ma all’uomo è data la possibilità di accedere alle ‘Severe tacite Sedi’, e rifugiarvisi per ‘trovare il silenzio, il pacato e umile silenzio di chi non ha più voce’, per un’ultima estrema consolazione.

“Quella strana quiete” – È una struggente testimonianza. Si intravedono il dolore e la nostalgia per la vita che se ne va. La prova triste e dolorosa diventa tuttavia motivazione per la ricerca di conforto e speranza. Felice l’accostamento usato per raffigurare il momento della chemioterapia vissuta in simultanea da dodici pazienti definiti ‘personaggi in cerca d’autore’. Il farmaco è il ‘sostentamento’ iniettato come ‘piccole e benefiche gocce di rugiada’. Gino, impotente, si sente parte di una ‘assemblea molto speciale’ nella quale ‘è duro il contestare’, nella quale ‘tutto sembra fuori luogo’, nella quale peraltro alla fine ammette di provare ‘una strana quiete mai sentita prima’. Quale può essere la conclusione di  una simile esperienza se non l’acquisizione di una grande coscienza del valore della vita?

“Stalun” – Bella e significativa l’immagine scelta da Gino per iniziare a parlare della più famosa corte di Gessate: ‘La parola STALUN giunge al mio orecchio | come l’eco lontana di un canto soave, | dove storia e poesia si fondono | richiamandoci a ricomporre il tutto come in un conclave’. Gino nell’intento di fondere storia e poesia, usa il termine ‘trambusto’ (a significare l’animazione della corte) e scomoda il termine ‘conclave’ (per attribuire un carattere fermo e rispettoso alle quotidiane discussioni che vi si accendevano).

“Una domenica indimenticabile” – Viene celebrata l’elegia della campagna nel ricordo di momenti irripetibili. È un incedere di efficacia descrittiva dovuta alla genuinità, all’azione prorompente, al ricordo della forza giovanile: ‘E fu proprio così, io ero specialista a far covoni | con gioia imbellettai anche il buon cavallo | e con tutta l’energia dei miei 15 anni iniziammo il lavoro.’

Profondere immagini, a volte semplici, a volte complesse, e con esse donare spunti di riflessione. Questo interessa a Gino. Il suo intento è di riflettersi nell’altrui pensiero in qualità di donatore, l’affidare allo scritto messaggi di vita, sensazioni personali, ma non per questo esclusive, bensì trasformabili ed elaborabili da chiunque voglia attingere alla sua cordialità e gentilezza.

Walter Visconti

 

Vincitori del concorso “La vetrina più bella”

Numero 1.2009

Anche quest’anno si è svolto il concorso “La vetrina più bella”. Sono risultati vincitori a pari merito i negozi: La macelleria di “Cremonesi Luigi” in via Badia e “EBI Service, ricambi per elettrodomestici” sotto i portici all'angolo tra via De Gasperi e via S. Pancrazio.

“La Macelleria Cremonesi” in via Badia

Quelle che seguono sono parole e concetti espressi da Alessandro Cremonesi.
Primo: “É un negozio tradizionale. Non facciamo concorrenza alla grande distribuzione ma ne siamo l’alternativa”. Questo è il principio ispiratore dell’attività. 
Secondo: Il signor Alessandro si definisce un “negoziante”, non un “commerciante”. Il termine “commerciante”, identifica un’attività di scambio indispensabile per la collettività collocabile in un quadro economico. Il vocabolo “negoziante” dà l’idea di un rapporto più diretto col cliente, di un ‘servizio’ in cui entrano in gioco la ‘compromissione’ e l’apertura (il signor Alessandro dice che nei suoi prodotti ‘ci mette la faccia’). 
Terzo: “La conduzione del negozio si svolge a livello famigliare”. Sono tutti coinvolti. È uno dei pochi negozi storici di Gessate. La famiglia Cremonesi gestisce il marchio dal 1895, ossia da quattro generazioni. Opera nella continuità. La metamorfosi è la seguente: il bisnonno Luigi era allevatore e contadino nel territorio. Poi il nonno Felice, tra le due guerre, iniziò a fare il macellaio, e tramandò l’attività ai quattro figli, nell’ordine: Isaia, Luigi, Natale, Carlo, tutti macellai, i quali hanno gestito vari negozi. Luigi, in particolare, ha proseguito l’attività nel negozio di Gessate in via Badia, ora condotto dal figlio Alessandro. Anche la madre di Alessandro proviene da una famiglia di salumieri: possedevano un salumificio e diversi negozi a Milano. Dunque, tutto in famiglia.

“Il nostro motto è: Naturalmente naturale. Vede, – mi spiega Alessandro, – questo è il cosiddetto ‘libro del cliente’, che contiene tutte le certificazioni. Dal 1895 la mia famiglia si prende cura dell’alimentazione dei clienti cercando, di generazione in generazione, di tramandare i segreti che rendono i nostri prodotti genuini. Ancora oggi manteniamo inalterata la cura di sempre, nel trattare ogni singolo ingrediente, nel rispetto delle regole della natura. Cerchiamo di lavorare il più ‘naturalmente’ possibile”.

Altra considerazione: “Il supermercato è una cosa statica. Al supermercato lei non può parlare dei problemi dei figli o della moglie; in un negozio storico può farlo. Se una persona viene nel mio negozio ad esternare un problema riguardante la sua famiglia, da un punto di vista sociale, sa che può farlo”. Ancora: “Nel momento in cui i clienti vedono nel logo il nostro nome sanno che non hanno a che fare con un’azienda giuridica, ma semplicemente con una persona”. Di nuovo emerge l’alternativa alla grande distribuzione.

Come si opera. Le carni e gli alimentari come pasta, confetture, sott’oli, biscotti, mostarda e quant’altro provengono da aziende certificate. I prodotti per la lavorazione e la gestione vengono reperiti con attenzione verso l’ecologia. Perfino i detergenti per la pulizia dell’esercizio vengono approvvigionati ‘alla spina’ all’EBI Service di Gessate (l’altro negozio premiato che vedremo di seguito).

“Sinergia”. È un’altra grande parola per Alessandro: “Noi non abbiamo preconcetti sui fornitori. Se un’azienda lavora bene mi faccio mandare un campione. Il cliente può sempre giudicare e contribuire al miglioramento del prodotto. Tutto procede a misura d’uomo, nuovamente. I prodotti non vengono “costruiti” bensì “preparati”.

Alessandro parla con passione. Altre sue affermazioni: “I punti di rottura sono i muri eretti dalle persone”. “Occorre non essere mai prevenuti”. “La catena non termina col dare al cliente”. “Rimango sempre in attesa di un ritorno con cui potermi migliorare”. Tutto mi trova consenziente. È proprio vero. Nel negozio di qualità, in fondo alla catena, c’è sempre una responsabilità, non un modulo da compilare, come nel grande magazzino.

Una sua presunzione per il futuro: che tanti singoli negozi non molto distanti tra loro diventino una rete di servizi, differenziandosi dai grandi magazzini, favorendo così anche chi vuole risparmiare tempo (e denaro).

Osservo le statuine del presepe esposto in vetrina. “Hanno 107 anni” – mi informa Alessandro. Lo saluto compiaciuto. “Arrivederci e auguri”. Fa un grande freddo. Non siamo ancora a San Mauro.

 “EBI Service, ricambi per elettrodomestici”
 angolo via De Gasperi–via S. Pancrazio

È una rivendita autorizzata di ricambi dei maggiori marchi di elettrodomestici presenti sul mercato. Inoltre vende piccoli elettrodomestici, prodotti vari per la casa; effettua riparazioni su piccoli elettrodomestici. L’attività all’inizio è stata aperta dai genitori, ora è gestita dalle tre figlie: Bianca, Sara, Nadia. Tra loro l’affiatamento è completo. Subito una simpatica curiosità. Una storia d’amore tenne a battesimo l’apertura dell’attività nel lontano 1984: il primo tecnico riparatore che si presentò in negozio divenne il marito di Bianca. Forse per questo quando la gente entra e chiede: “voglio parlare col tecnico”, allora è lei a farsi avanti.
Dalla cordiale conversazione con Nadia emergono le linee guida che animano l’attività del negozio.

Pimo tema: l’affidabilità.
“I prodotti vengono testati da noi, nel possibile (90%). Se alla prova risultano non buoni, non vengono posti in vendita”, – mi spiega la mia interlocutrice, e prosegue: – “Noi diamo giudizi sulla funzionalità e indirizziamo la clientela. Ci teniamo a commercializzare prodotti di qualità a prezzi convenienti. Inoltre, assicuriamo un’ampia disponibilità di ricambi. Fornire, negli ultimi tempi, è diventato più difficile, perché con i prezzi del ‘made in China’ tanta gente dice: “ma l’ho visto a 10 €…”. Allora occorre stimare se conviene riparare un apparecchio da 50 € e tenerselo. Nelle valutazioni vanno presi in considerazione due aspetti spesso trascurati dal compratore: sicurezza e affidabilità. Insomma, noi diamo consigli, così ci mettiamo in gioco, per questo siamo considerati. Ormai, – asserisce sconsolata, –  prevale la società del consumismo, si tende a buttare tutto. Però, a volte risulta conveniente conservare il ‘bello’, in quei casi noi lo segnaliamo”.

Secondo tema: l’ecologia.
Il motto che anima l’attività di ’EBI Service’ è: “Non si getta alcunché quando non è necessario. Noi teniamo molto al discorso ecologico – sottolinea Nadia –. Presentiamo una gamma completa di accessori e prodotti detergenti per la casa. Le scaffalature sono ricolme di bagni schiuma, ammorbidenti, sgrassatori, shampoo, prodotti da una ditta italiana, non molto reclamizzata, ma che lavora bene. Inoltre all’EBI Service si trovano i detergenti cosiddetti ‘alla spina’. Proprio per un discorso ecologico, non sprechiamo plastica! È sufficiente venire qui con le bottiglie vuote. Una bilancia che fa la tara, il recipiente si riempie del detersivo voluto: ce ne sono di tanti tipi (tutti liquidi). Gessate tiene molto all’ecologia, per questo noi ci sentiamo in piena sintonia col Comune. Abbiamo clienti sensibili al problema ecologico che arrivano dai paesi limitrofi”.

Nadia mi mostra un ‘gasatore’ di acqua. Chi è affezionato alle bollicine può attingere l’acqua dai rubinetti di casa, – tra parenesi quella di Gessate è molto buona, – addizionarla di anidride carbonica mediante tale apparecchiatura, ottenendo così un duplice vantaggio: risparmio sull’acquisto di acqua minerale e riduzione dei consumi di plastica.

Terzo aspetto: l’assistenza. Il filo conduttore che guida la gestione del negozio è la bontà del servizio in tutti i sensi. “Molta gente entra semplicemente per chiedere consigli su prodotti e apparecchiature da acquistare. Vorremmo sottolineare che, riguardo agli elettrodomestici, l’analisi preventiva menzionata all’inizio, da noi condotta, ci permette di seguire meglio il discorso del ‘post-vendita’. Un evento ormai comune riguarda la gente che compra negli ipermercati e viene abbandonata nel momento in cui si manifesta un problema: l’assistenza è prevista ma il cliente deve attivarla da solo. Noi invece ci prendiamo in carico il cliente dal momento in cui vendiamo l’apparecchio, o il ricambio stesso. Se c’è qualcosa che non va siamo sempre a disposizione”.

Dunque, qualità e tutela del compratore, salvaguardia dell’ambiante come contributo, soddisfazione nel compimento del servizio. È un bel profilo per una attività onesta e onorevole. Complimenti e auguri.

EBI Service
Principali tipi di apparecchiature poste in vendita:

Spremiagrumi
Robot da cucina
Ferri da stiro
Aspirapolveri
Fon
Friggitrici
Bilance
Impastatori
Macchine da caffè
Gasatori di acqua

Inoltre:
Vendita ricambi di ogni genere e marca
Vendita detersivi alla spina
Riparazioni di piccoli elettrodomestici
Recapiti di tecnici per uscite a domicilio per riparazioni

Walter Visconti

Parliamo un po’ dei Rioni di Gessate

Numero 2.2009

 È una sorpresa apprendere che i Rioni di Gessate non sono una istituzione antica. Risalgono infatti a solo ventiquattro anni fa.

Le origini
Da secoli esistevano agglomerati di case o nuclei abitativi, per lo più attorno al centro storico, che si distinguevano per nome, origine e caratteristiche. Senza la realtà remota di questa progenie urbanistica mai si sarebbe addivenuti alla definizione dei “rioni” attuali. Per individuare tali “zone” occorre fare alcune considerazioni. Lo sviluppo urbanistico di Gessate va da nord a sud. Fin dal XV secolo il borgo era attraversato da una strada che collegava Villa delle Fornaci con  Bellusco. Questo ha fatto via via assumere al centro una forma allungata. Oltre alle abitazioni, anche chiese e cappelle sono sorte lungo la via principale. Va ricordato che un tempo (si parla dei secoli IX-X) la chiesa principale era dedicata a San Pietro apostolo e sorgeva al posto dell’attuale chiesa dell’Addolorata. Attorno all’attuale piazza Roma esistevano un castello, un cimitero e diverse abitazioni. Fino al XV secolo la popolazione viveva aggregata attorno al centro storico, e tale situazione si è mantenuta sostanzialmente fino a pochi decenni fa. Analizzando una planimetria del 1866 (pubblicata a pg. 70 del libro su Gessate di Federico Bertini) si distinguono chiaramente quattro agglomerati di cui tre gravitano attorno al centro storico mentre uno è decentrato: 1° zona “Castellaccio” (attuali piazza Roma, via Monte san Michele, via ai Boschi): 2° zona “Badia” (attuale via Badia); 3° zona “Cittadella” (piazza e via Cittadella); 4° zona “Malcantone” (attuale via Montello).
Un importante motivo di polarizzazione, assolutamente da non tralasciare è quello della disponibilità dell’acqua, ovvero dell’ubicazione dei pozzi. Ad eccezione di poche abitazioni padronali che avevano pozzi propri, ogni zona o “antico rione” ne aveva uno.

Dal medioevo ai nostri tempi
L’esigenza attuale dei rioni è emersa in un preciso momento, in tutta la zona. Non solo a Gessate, ma in tutta Italia a metà anni ’80 si registrava l’evoluzione dei rioni. Allora a Gessate si promuoveva solo la Sagra della Paciarèla, che stava morendo, aveva circa vent’anni, poiché era nata nel 1972. I rioni sorsero anche per interessare un po’ la gioventù. All’inizio fu istituito il “Palio dei rioni”: nei primi quattro-cinque anni il “Palio” veniva vissuto con diverse manifestazioni durante l’arco dell’anno, a punti, e alla fine chi aveva più punti vinceva, non un palio come adesso, bensì un piatto. Le competizioni in cui i rioni rivaleggiavano erano: i carri in occasione del carnevale, una caccia al tesoro estiva, i presepi in occasione del Natale, e una gara finale in occasione della Sagra della Paciarèla. Lo scopo era appunto quello di creare una gustosa rivalità tra le zone del paese accentuando l’attenzione della popolazione su un costruttivo spirito competitivo. E pochi anni dopo, proprio sulla scia della creazione dei “rioni”, fu possibile rinverdire la vecchia Sagra della Paciarèla con le iniziative attuali: infatti nel 1989 furono istituiti il “Palio del pane”, la “Manifestazione storica” e la “Sfilata storica”.
Dalla storia sono invece stati estrapolati i nomi assegnati ai rioni, sulla cui origine peraltro si registrano versioni anche contrastanti.

CASTELLACCIO
In una pergamena dell’anno 957 viene citato un “castello”. Si dice che a Gessate si fermarono alcuni feudatari provenienti dalla Germania, i quali fecero costruire un forte - castello con vestigia di torri (dal depliant ”Perché la Sagra”). Comunque si ha ancor oggi testimonianza di una fortificazione eretta a difesa del lato nord del paese i cui resti si trovano all’interno del cortile denominato “Scartalasc” in via ai Boschi n° 6. Il Castellaccio ha rappresentato per secoli il vero centro dell’agglomerato urbano. Lo stemma adottato dal rione rappresenta per l’appunto un castello.

BADIA
Un certo Bellebuono di Trezzo nel 1135 donò alcuni possedimenti di Gessate ai monaci di Chiaravalle. Da qui si originò il nome “Badia” che significa convento (secondo quanto scritto nel depliant ”Perché la Sagra”). Un’altra versione fa risalire il nome a un insieme di casali e stalle di proprietà di un’abbazia (badia) dell’ordine benedettino. Occorre rilevare che i monaci di Chiaravalle non erano Benedettini (ma Cistercensi), mentre l’attuale stemma adottato per rappresentare il rione è chiaramente ispirato a San Benedetto fondatore dell’omonimo ordine.

CITTADELLA
 L’origine del nome è abbastanza difficile da spiegare. Il termine “cittadella”, come fa notare il Bertini, sembrerebbe indicare un polo fortificato e autonomo, il che testimonierebbe la presenza di una dimora centrale nobiliare. Potrebbe anche trattarsi di un agglomerato di case contadine, autosufficienti, da cui il nome “Cittadella”. Secondo un’altra ipotesi, – a mio avviso non molto credibile, – il nome “Cittadella” prenderebbe spunto da un nucleo di case costituitosi attorno alla villa Beccaria (dunque in epoca molto più recente, siamo agli inizi del 1800). È certo che la zona Cittadella si sviluppò verso l’attuale via Beccaria e acquistò importanza (nel 1771 contava 330 abitanti pari al 30% della popolazione di Gessate). Lo stemma adottato dal rione, riproduce quello della famiglia Beccaria.

SAN PANCRAZIO
L’origine del nome è inequivocabile. Deriva dall’omonima chiesa medievale collocata nella zona sud dell’abitato la cui datazione viene dai più collocata nel 1600, ma ci sono affermazioni che fanno risalire la sua origine al 1200 (o addirittura tra il X e il XII secolo).

Come nascono i moderni rioni
Nel 1985, per iniziativa della Commissione Cultura e Tempo Libero di allora, con l’assessore Capitanio, il paese venne suddiviso in quattro rioni in base a documentazioni storiche e alle tradizioni. Questo arduo lavoro fu affrontato con grande impegno da parte della Commissione che però commise qualche errore non centrando bene le tradizioni e attribuendo alcune vie che gravitavano su un rione a un rione diverso.
Nel frattempo il paese è cresciuto. Nuove vie hanno preso nome. Qualche confine andava spostato. Occorreva un lavoro di riordino. Il risultato è stato una delibera di fine settembre 2008 in cui appunto si promuoveva l’impegno alla rideterminazione dei rioni. Quindi per quanto riguarda la parte interna del paese alcune vie sono state ricollocate. Per la periferia, che si è allargata progressivamente, l’assegnazione in alcuni casi era scontata, mentre in altri casi bisognava dare un senso ai nuovi insediamenti (ad esempio la zona a ridosso di via Verdi a cavallo tra Badia e Cittadella in cui è sorto un mezzo paese tra i campi è stata assegnata al rione Cittadella). A seguito di tali decisioni è stata redatta una piantina con la nuova suddivisione in rioni. È in corso di elaborazione una catalogazione delle vie, delle famiglie, e degli abitanti per rione di appartenenza.

Riferimenti
Molte di queste considerazioni e citazioni emergono da una conversazione con Paolo Leoni. Altre notizie sono tratte dalla rilettura di depliant e locandine della Sagra. Infine, importanti riferimenti sono tratti dal libro “Gessate, un popolo e la sua storia” di Federico Bertini, che rimane a tutt’oggi il documento più completo sulla storia di Gessate, disponibile presso la nostra biblioteca.

LE “ZONE” DI GESSATE
Le antiche zone di Gessate, che costituivano i nuclei abitativi più significativi, erano:

- Zona Castellaccio (attuali via Monte san Michele, piazza Roma, via ai Boschi)
- Zona Badia (ultimo tratto di via Badia)
- Zona Cittadella (via e piazza Cittadella e via Beccaria)
- Zona Malcantone (via Montello)
Lo sviluppo di questi “rioni” è da collocare presumibilmente in età medioevale.
Vedi: “Gessate un popolo e la sua storia” pg. 69

 

XXXVIII SAGRA DE “LA PACIARÈLA”

Numero 2.2009

Alcune nuove
Quest’anno sarà una sagra all’insegna del risparmio. Alcune iniziative saranno ridimensionate per questioni economiche. Ci sono stati tagli non indifferenti da parte di sponsor e inserzionisti, di conseguenza i miracoli non si possono fare. Bisognava fare delle scelte anche se dolorose. Così la “Cena rinascimentale” è stata abolita (aveva un’incidenza negativa di circa 1400-1500 euro).
“Già l’anno scorso erano stati tagliati “Pane, Salame e Paciarèla”, – ricorda Paolo Leoni – e si era puntato sulla distribuzione del “Pangialt e Lacc”, ed è stato un successo perché la tradizione derivante dal famoso lascito del dottor Pirogalli dell’anno 1556 è molto sentita.
Il laboratorio del costume c’è, continua a funzionare, quest’anno ha prodotto due nuovi costumi, per una coppia, sempre del periodo storico del tardo 1600. La disponibilità del Comitato è ora di sedici costumi nobiliari. Si potranno ammirare durante la Sfilata Storica di domenica 4 ottobre.
Avremo poi, come di consueto, la XXI edizione del Palio del Pane, domenica 4 ottobre al pomeriggio.
Interverranno gli sbandieratori della Contrada San Luca di Ferrara, uno dei gruppi più quotati d’Italia. È la seconda volta che partecipano alla nostra Sagra. Ci vogliono anni per poterli avere. Sia nel singolo, sia nella coppia sono veramente ad alto livello.

XXI Edizione della “Manifestazione Storica”
Parliamo ora della Manifestazione Storica di Gessate, che merita un plauso. Quest’anno cade il ‘ventennale fisico’ (1989-2009), il che rappresenta un notevole traguardo.
In particolare, vogliamo ricordare che la Manifestazione Storica si svolgerà nella nuova veste imperniata sulla vicenda di Cesare Beccaria, che, essendo partita l’anno scorso, vede quest’anno la seconda edizione. Diciamo che la prima è stata una prova generale. Ora si fa sul serio. Va sottolineato che lo sforzo di produzione non è stato indifferente, sia come organizzazione, sia come abnegazione da parte dei recitanti.
Ricordiamo per passi ciò che sta avvenendo. Forse ancora qualcuno non sa che dallo scorso anno la manifestazione ha voluto rinnovarsi nella totalità. La Manifestazione Storica tradizionale che rievocava la disputa tra il conte Carlo Bonesana e i cittadini di Gessate nel lontano 1685-86 era giunta alla sua XIX edizione nell’ottobre del 2007. Si era evoluta e perfezionata durante le varie edizioni. All’inizio si svolgeva nei cortili delle cascine storiche di Gessate, ultimamente era diventata itinerante lungo i luoghi classici del borgo.
Dallo scorso anno, il 2008, si è dunque voluto introdurre questa novità cambiando radicalmente il tema della manifestazione, sia per rinnovare l’attenzione dei Gessatesi, sia per offrire un ulteriore motivo di orgoglio.
Puntando sul fatto che Gessate ha legami con la famiglia Beccaria e con le famiglie Verri e Manzoni a loro volta legate e imparentate, e soprattutto sul fatto che ha ospitato per lunghi periodi estivi Cesare Beccarla, si è deciso di rievocare in veste teatrale i fatti che lo videro assurgere alle altezze dei meriti e della notorietà. 
Ciò non significa, beninteso, che si voglia seppellire il passato o una tradizione cara ai Gessatesi. Nulla vieta di ripristinare in futuro entrambi i temi ad anni alterni, dipenderà dalla volontà dei cittadini.
C’è comunque una continuità storica tra le due vicende, la vecchia e la nuova, rappresentate. Infatti nel 1740, con la morte di Cesare Bonesana, figlio del conte Carlo Bonesana protagonista della famosa disputa secentesca con i Gessatesi (tema appunto della manifestazione per diciannove edizioni), si estingue la dinastia e i possedimenti passano alla famiglia Beccaria (Cesare Bonesana è prozio di Cesare Beccaria).
La Nuova Manifestazione prende spunto proprio dalla vita del personaggio storico Cesare Beccaria che tocca il punto più alto con la pubblicazione del famoso libro “Dei delitti e delle pene”. L’impostazione teatrale dell’allestimento offre un punto di vista scenografico di notevole attrattiva, l’espressione recitativa - evocativa risulta efficace e puntuale. La rappresentazione della vicenda consente inoltre di spaziare su argomenti attuali come la giustizia e i diritti umani, offre spazi di espressione a personaggi gustosi nel più puro stile goldoniano.
Dunque, l’anno scorso si è avuta la prima edizione della Manifestazione Storica rinnovata. Sia perché l’evento non si è svolto in forma itinerante per le vie cittadine come la popolazione era abituata a recepire, sia per il fatto della novità, sia per la scarsa sponsorizzazione, pochi Gessatesi vi hanno partecipato. Ad ogni modo, il consenso tra il pubblico presente è stato unanime.
Quest’anno si vuole riproporre l’evento per la seconda volta sperando in un maggiore successo.     
Diciamo che la rappresentazione, per come è congegnata, consente agli attori di esprimersi appieno. La gente può godersi uno spettacolo scorrevole per circa un’ora e mezza. Si possono ammirare i costumi rigorosamente d’epoca (seconda metà del 1700). Da segnalare la partecipazione del gruppo “La contraddanza” di Rodano che si esibirà in due balli durante la manifestazione.
Aspettiamo dunque la cittadinanza la sera di sabato 3 ottobre al Cine Teatro Don Bosco alle ore 21:00 per assistere allo spettacolo dal titolo “Fate che le leggi…”. Ci sono anche dei piccoli vantaggi: andare in scena al coperto… e con entrata libera. La manifestazione avverrà comunque, in barba alla pioggia. Arrivederci.

Walter Visconti

 

La crisi economica a Gessate

Numero 3.2009

 

Nel periodo che va da settembre 2008 a gennaio 2009 si è avuta la devastante esplosione di una crisi mondiale che covava da tempo. La gran parte delle aziende italiane sono state investite da un tornado violentissimo. Gli ordinativi sono calati. Gli utili si sono ridotti o sono spariti. Le banche non hanno erogato nuovi finanziamenti. Tutto il sistema produttivo ha rallentato. Le aziende hanno dovuto operare tagli drastici nella produzione, di conseguenza la forza lavoro è risultata in esubero. I primi lavoratori a risentire della crisi sono stati i lavoratori “atipici”, cioè quelli con contratti a tempo determinato. Le aziende hanno fatto ricorso in maniera massiccia agli ammortizzatori sociali, la CIG (Cassa Integrazione Guadagni) e la “mobilità”, per salvare il salvabile.
Sul nostro territorio sono presenti molte aziende, che coprono tutti i settori dell’economia: l’industria, l’agricoltura, il commercio, il terziario, l’edilizia.
La aziende di medie dimensioni sono quelle con 30-40 dipendenti, quelle con 80-100 sono già definite grandi. Diciamo che le medie-grandi imprese presenti a Gessate sono circa 50. Per piccole intendiamo quelle sotto i 15-20 dipendenti.
Molte aziende agricole e edili sono di piccole dimensioni. Poi ci sono gli esercizi privati, cioè i negozi, gli studi tecnici, medici e notarili; molti sono a conduzione famigliare, possono contare anche un solo dipendente.
Per misurare lo stato di salute del territorio di Gessate ci occuperemo dell’industria in generale (meccanica-chinica-tessile) e dell’edilizia, poiché questi settori sono i più rappresentativi della produttività.
Ebbene, di queste, più della metà hanno visto la loro produzione calare progressivamente dall’inizio della crisi mondiale. con riduzione progressiva del 30-40 %, fino a punte dichiarate del 60-70 %. La maggior parte hanno fatto ricorso alla cassa itegrazione per 6-9-12 mesi a parrtire dagli inizi 2009, e ne stanno ancora usufruendo. Alcune purtroppo hanno chiuso o sono in procinto di farlo. Infine, poche, solo un 10-20 %, sta sopportando la crisi e non ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. In base alle rilevazioni che faremo più avanti, a novembre 2009, a un anno di distanza dall’inizio, possiamo dire che la crisi perdura, e la fine appare lontana. Vediamo più da vicino la situazione sul territorio di Gessate, descritta attraverso le testimonianze dei funzionari dei sindacati del lavoro.

SETTORE METALMECCANICO
Stefano Bucchioni (FIOM CGIL)

“La crisi a Gessate sta colpendo in maniera pesante. Quasi tutte le aziende sono in difficoltà. Quindi ci sono tanti lavoratori coinvolti. Magari non saranno residenti a Gessate ma il territorio colpito è quello. E il problema è che soluzioni non se ne vedono”.
Passiamo in rassegna una lunga lista di situazioni di crisi. Alcune aziende purtroppo hanno chiuso e sono attualmente in liquidazione, il che significa che sono state aperte le procedure di mobilità. In altre le trattative hanno avuto successo nel senso che la dirigenza è stata convinta a rinunciare alla mobilità e ad accettare la CIG straordinaria per un anno al termine del quale verrà verificato l’andamento e in base a quello si deciderà cosa fare.
Nella maggioranza dei casi la situazione è drammatica. I sintomi sono quasi sempre gli stessi. Contrazione di ordini. Forte riduzione del fatturato. Vediamo qualche esempio concreto mantenendo l’anonimato.

– Primo caso: “È un’azienda che avrà continuità. Per ora si sta facendo ricorso pesante alla CIG ordinaria (13 settimane per quattro cicli per un massimo di 52 settimane nel biennio). Siamo già alla terza richiesta. La cassa riguarda sostanzialmente tutti i dipendenti (ca. 70) a rotazione. Al termine bisognerà verificare le nuove condizioni. Nel momento in cui riprenderà la produzione occorrerà procedere a una razionalizzazione delle figure. Per ora non sono stati dichiarati esuberi”.

– Secondo caso: “Qui la contrazione non è così grave. Non hanno sufficienti ore di lavoro per tutti. In pratica si effettua una riduzione di orario. Per alcuni giorni della settimana stanno tutti a casa. Si spera che il lavoro torni ai livelli normali. La CIG ordinaria è utilizzata da tutti i dipendenti (stiamo parlano di circa 60 lavoratori)”.

– Terzo caso: “La situazione è molto critica. C’è un grosso calo di lavoro. Anche qui siamo a un utilizzo massiccio della CIG. E siamo già al quarto ciclo. In questa azienda i pochi ordini arrivano all’improvviso. Quando arrivano bisogna evaderli. Quindi si alternano momenti in cui si riesce a lavorare a momenti di mancanza di lavoro. La proprietà si augura di poter proseguire l’attività in futuro, di andare avanti, rinnovandosi, ma non è semplice”.

– Quarto caso: “È una situazione alquanto particolare. Una difficoltà imprevista ha procurato una situazione economica grave. Ma c’è la possibilità di una società che subentra. Si creerà cioè un nuovo gruppo per rilanciare l’azienda. Con il nuovo piano di riassetto, le mobilità dovrebbero rientrare e passare alla CIG straordinaria, dal cui bacino si dovranno ripescare gradualmente, in due anni, i lavoratori per ripartire. Poi non è detto che tutti accettino di restare. In ogni caso il processo dovrebbe mantenere i dipendenti legati alla società. L’intento è sempre quello di far lavorare tutti. Si parla di una sessantina di dipendenti delle varie sedi. L’intendimento guida è quello di mantenere un tessuto industriale in Italia, altrimenti, finita la crisi si rischierà di non avere più né imprese né lavoratori”.

Poi Stefano Bucchioni tocca un argomento scottante: estendere gli ammortizzatori sociali. “Perché in tutte queste realtà, là dove c’erano lavoratori interinali, sono stati i primi ad aver perso il posto di lavoro, in silenzio. Nessuno li vede, nessuno sa che esistono. Non hanno la possibilità di utilizzare la cassa. Le imprese prima di utilizzare la cassa eliminano i lavoratori interinali. Tanti hanno perso il posto di lavoro e lì c’è un grosso problema”. “Nonostante gli interinali costino più dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, le aziende li utilizzano per superare la possibilità di licenziare. Avevano cercato di mettere in discussione l’articolo 18. Non ci sono riusciti. Di fatto l’hanno cancellato utilizzando il precariato”.
“Sulla ‘ripresina’ annunciata da molti?”
“Magari sta avvenendo qualcosa nel mondo economico, ma i lavoratori non vivono nel mondo economico. I lavoratori vivono dello stipendio. A livello occupazionale la ripresa non si vede. Gli imprenditori dovrebbero dire: Se ieri guadagnavo 10 e oggi guadagno 8, sto sempre guadagnando”.

Fabio Crepaldi (FIM CISL)

“Nella zona Martesana, nei comuni limitrofi di Gessate la situazione è di una crisi profonda. Ci sono pochissime aziende dove non si vede questo, perché hanno mercati non europei, ad es. in Sudamerica. Nel settore metalmeccanico c’è una situazione di ‘CIG ordinaria’, di ‘CIG straordinaria’ e di ‘mobilità’, che sono poi i licenziamenti collettivi. Questi sono i tre ammortizzatori in essere. Poi c’è anche la ‘CIG in deroga’. Della CIG in deroga ne beneficiano quei dipendenti che non hanno diritto agli ammortizzatori sociali classici previsti dalla legge perché le aziende non hanno fatto i versamenti all’Inps. La cassa in deroga, - meno male che c’è -, è uno strumento per cui l’attuale governo ha messo a disposizione 9 miliardi di €. La cosa è venuta avanti ad aprile-maggio di quest’anno. In deroga perché? Perché a fronte di questa crisi stratosferica, il governo, regione per regione, ha stanziato dei fondi, ha fatto accordi con le parti”.
Fabio Crepaldi passa a illustrare la situazione, assai analoga, di due aziende.

–  Prima azienda: “È una multinazionale tedesca. Ha due stabilimenti, uno a Gessate con circa 50 dipendenti, e un altro in un vicino comune. Ha aperto una procedura di mobilità su entrambe le unità produttive. I lavoratori, alla fine della procedura durata 75 giorni avrebbero perso il posto. È stato importante far cambiare idea al datore di lavoro (in Germania gli ammortizzatori sociali non ci sono, non c’è la CIG), trasformando la mobilità in una cassa straordinaria, per un anno, a rotazione, ratificata a Roma. È stato un primo passo buono sperando che poi il tempo riesca ad aggiustare le cose”.

–  Seconda azienda: “È una multinazionale americana. Tutte le unità produttive (circa 500 dipendenti) sono coinvolte nella crisi. A Gessate i lavoratori sono circa 130. Era partita con una CIG ordinaria. Poi ha voluto riunire tutte le aziende con la cassa staordinaria, di 12 mesi. Anche qui si è dovuti intervenire a livello ministariale. Non tutti i lavoratori purtroppo riescono a fare la rotazione. Se alla fine della CIG straordinaria il problema non sarà rientrato, si parlerà purtroppo di esuberi per la legge 223/91, con tutte le difficoltà”.

Crepaldi spiega che durante questo periodo di crisi, capita che alle aziende arrivino ordini, ma sono ordini momentanei. Allora richiamano i lavoratori dalla cassa, gli fanno fare una, due settimane, poi ritornano in cassa. Si lavora male, perché bisogna produrre in fretta. Qui si parla sempre di dipendenti a tempo indeterminato, perché gli interinali sono già stati dimessi. Da novembre 2008 a novembre 2009, sostanzialmente non ci sono segnali di ripresa. La crisi sarà a lama di seghetto, avrà un andamento altalenante e si protrarrà per molto.

Crepaldi poi sostiene che è scandaloso che sugli ammortizzatori sociali si debbano pagare gli oneri sociali del 5,84% e in più il 23% di trattenute irpef sul rimanente. “Perché uno deve pagare circa il 28% sui soldi della CIG? Tu, Stato, mi dai i soldi per sopravvivere e poi te ne riprendi una parte? È  incomprensibile. E l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, se non sbaglio. Oltretutto, questi soldi non arrivano subito. La cassa integrazione viene approvata dall’INPS in circa 6 mesi. Se l’azienda per problemi di liquidità non dà l’anticipo il lavoratore aspetta 6 mesi prima di prendere i soldi”.

Il settore metalmeccanico nell’area del milanese è al  700% di ricorso alla CIG rispetto ai passati periodi di normalità.

Completiamo il quadro dei meccanici con qualche iniezione di fiducia. Da questo bollettino di guerra risultano escluse due società rilevanti che nominiamo: parliamo di ‘Gruppo Aturia’ (circa 80 dipendenti nella fabbrica di Gessate, produttrice di pompe e sistemi di pompaggio) e di ‘Ronchi Mario’ (sistemi di riempimento, dosaggio e tappatura). Entrambe queste ditte non soffrono situazioni particolari.

SETTORE ENERGIA MODA CHIMICA E AFFINI 
Domenico Frustagli (FEMCA CISL)

“Il settore più penalizzato è quello della gomma-plastica, mentre la chimica ne sta uscendo prima (nel senso che c’è qualche sentore di risveglio). Il periodo più negativo è stato aprile 2009. Da settembre si nota un lento miglioramento. Il 2010 si prevede difficile”. “Nel 2007 le aziende nel territorio in CIG erano 65. Nel 2008 il numero è raddoppiato. Nel 2009 (da gennaio a giugno) il numero è quadruplicato. Ad esempio, una ditta di Gessate ha chiuso utilizzando i seguenti ammortizzatori sociali: un anno di Cassa Integrazione più la mobilità (fino a 3 anni in base all’età) per 25-30 dipendenti”.
Il 60% delle aziende è sicuramente stato toccato dagli ammortizzatori sociali. Di queste il 90% come richiesta di cassa integrazione e il 10% come mobilità.
“Come licenziamenti, su Gessate finora non ne ho avuti, nemmeno per contratti di CoCoPro e contratti a termine. Nel senso che c’erano delle aziende che hanno approfittato di certe situazioni… Risultato: vertenza e giudicato favorevole al lavoratore. Abbiamo vinto dappertutto, ma la cosa più complicata è quando si parla di un lavoratore a termine, perché la legge dice: finito il termine di lavoro: ‘stai a casa’. Noi anche in quel caso abbiamo vinto dimostrando che il contratto è stato rinnovato più volte, il lavoratore a termine o a progetto è stato sfruttato oltre i limiti, pagando anche di più rispetto al lavoratore normale. Uno dovrebbe pagare di meno per far lavorare la gente. Invece le imprese hanno pagato di più di fronte alla crisi, utilizzaando i precari. Il lavoratore a termine costa di più, però poi lo possono lasciare a casa quando vogliono”.
“E c’è di più. Certe aziende medie pagano tre figure: il consulente (che prende dei bei soldini), l’associazione (che sarebbe il sindacato che difende il lavoratore), certe volte anche l’avvocato, e poi perdono anche le cause”.

SETTORE EDILE
Ezio Micheletti (FILCA CISL)

“La crisi ha colpito profondamente anche il settore edile, che ne ha risentito in modo ritardato. Lo si vede perché molti cantieri sono praticamente fermi, o hanno un andamento rallentato. Un dato provinciale ma significativo e adattabile a Gessate: l’anno scorso a luglio c’erano 34.000 ore di cassa integrazione (comprese le ore di pioggia per capirci). Quest’anno nello stesso periodo, a un anno di distanza, le ore usate sono state 154.000. L’incremento come si vede è del 450%. Le ragioni della crisi sono intuibili. I costruttori non procedono per il semplice motivo che hanno appartamenti invenduti, perché la gente è in difficoltà economiche, ha difficoltà ad accendere un mutuo. Molte persone hanno perso il lavoro o sono in situazione di cassa integrazione. Questa è una catena che alla fine è arrivata anche nell’edilizia. Il settore non è abituato in quanto da circa 10 anni non ha subito crisi di alcun tipo”.
“La ‘ripresina’ ancora non si vede. Questo settore è l’ultimo a entrare in crisi ed anche l’ultimo a riprendere, il che avverrà quando la gente ricomincerà ad avere un salario sicuro. Si spera in una leggera ripresa nel primo semestre 2010, soprattutto legata al fatto che inizieranno alcuni lavori pubblici importanti che toccheranno anche le nostre zone. Per esempio la Brebemi, opera già appaltata, porterà sicuramente del lavoro. A beneficiarne saranno i settori dell’edilizia legati alla costruzione delle strade. Altra cosa è la costruzione delle case dove il problema rimane. La prospettiva dell’EXPO 2015 dovrebbe far partire una serie di lavori, che però ancora non si vedono”.
“Per quanto riguarda Gessate, attualmente sul territorio ci sono una trentina di cantieri edili, ma sono imprese che vanno da un dipendente a 8-10 dipendenti. Addirittura ci sono piccole imprese artigianali che lavorano in proprio o magari hanno un solo dipendente. Il totale dei dipendenti di queste imprese impegnate è di una settantina”.
“La crisi è globale. Qualche imprenditore dice: io sarei interessato a iniziare quest’opera però non ho la copertura finanziaria perché la banca in questo momento non fa nessun tipo di credito. Poi ci sono imprenditori che hanno fatto soldi a dismisura in questi anni. Io credo che in Italia le banche non siano più brave che all’estero. Le banche spesso non collaborano”.

Marian Casuta (FILLEA CIGL)

“Per quanto riguarda l’edilizia, Gessate è un po’ ferma. La differenza tra quello che c’era in corso d’opera nel 2008 e quello che c’è in corso d’opera adesso è notevolissima. Il segnale di crisi è che non si aprono cantieri nuovi. Per quanto riguarda i privati, che prima tiravano, si vanno completando i lavori in corso, con molti sforzi da parte del committente, e poi si spera di vendere le case. Rimangono in corso solo piccoli lavori di ristrutturazione”.
“Anche gli appalti pubblici danno un immagine della crisi. A Gessate sono tre. C’è il cantiere pubblico della scuola fermo. I lavori sono bloccati da sei mesi. Non so bene i motivi, anche perché l’azienda è sparita. Alla scuola materna di via Moro invece si lavora. Mentre i lavori al cimitero sono fermi. La crisi ha coinvolto non solo le aziende ma anche i comuni”.
“Ripresina? No assolutamente. L’edilizia, che per me è quella che traina l’economia rimane ferma. E se non ripartono i cantieri adesso, non ci saranno case in vendita nel 2010 e 2011. Si venderanno ancora le case costruite nel 2008, rimaste invendute”.
“Il mercato crolla come vendite, ma non come prezzi. Non si vogliono abbassare i prezzi. Perché si vede che non ci stanno, o che falliscono, non so…”
Casuta proegue: “Tragico! Non ho mai visto una situazione così da 10 anni. I lavoratori dei cantieri per il 50% sono stranieri. Recentemente sono aumentati moltissimo gli artigiani. Per riuscire a stare nel mercato, smettono di fare i dipendenti, aprono una partita iva, si mettono in proprio con la speranza che qualcuno gli dia il lavoro. Molti stranieri aprono le partite iva ma non sanno come impostare una vera impresa, hanno idee strane o approssimative. Si fa la cosiddetta elusione, cioè si omette e ci si illude che le cose vadano al meglio”.
“Ma vorrei dare un segnale sociale a tutta questa faccenda della crisi. Tantissimi stranieri rimangono senza copertura INPS in quanto risultano ‘dimessi’. Le ditte, al momento dell’assunzione utilizzano un foglio bianco che fanno firmare al lavoratore e che alla fine della fiera, quando hanno bisogno di licenziarlo, compilano con ‘il sottoscritto rassegna le dimissioni’, e all’INPS lui risulta come una persona che si è dimessa. E lo stato non lo copre perché è un lusso dimettersi quando c’è la crisi. In edilizia è molto utilizzato questo sistema. La crisi non è solo materiale, è una crisi morale. Dopo la caduta del ‘muro’ è nata la mentalità che i soldi si possono fare a palate e in poco tempo. I sogni sono belli solo quando vengono raccontati”.
“Comunque, tornando a Gessate, la vicinanza del metrò e i progetti di futuri allacciamenti stradali e di altre infrastrutture, come la Brebemi che doveva già partire, e la Est Est Esterna, danno la possibilità che qualche sviluppo avverrà ancora”.
Alla fine di questo slalom nella ‘crisi’ conservo la speranza in un futuro migliore alimentata dal fatto che nelle persone conosciute ho riscontrato preparazione e abnegazione encomiabili. Tutte intendono il loro lavoro come una missione da compiere. E questo mi conforta.

Le frasi
Stefano Bucchioni: “Occorre considerare: se ieri guadagnavo 10 e oggi guadagno 8, sto sempre guadagnando”.
Fabio Crepaldi: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro - ricordiamolo -”.
Domenico Frustagli: “L’agenzia interinale non può essere usata sulla produttività”.
Ezio Micheletti: “…ma ci sono imprenditori edili che hanno fatto soldi a dismisura in questi anni”.
Marian Casuta: “I sogni sono belli quando vengono raccontati”.

Si ringraziano per la gentile collaborazione
FIOM CIGL MILANO – sez. Gorgonzola – (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) – nella persona di Stefano Bucchioni
FIM CISL MILANO EST – sez. Gorgonzola – (Federazione Italiana Metalmeccanici) – nella persona di Fabio Crepaldi
EMCA CISL MILANO – sez. Gorgonzola – (Federazione Energia Moda Chimica ed Affini) –  nella persona di Domenico Frustagli
FILCA CISL – sez. Gorgonzola – (Federazione Italiana Lavoratori Costruttori e Affini) – nella persona di Ezio Micheletti
FILLEA CIGL – sez. Gorgonzola – (Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, dell' Edilizia, delle industrie Affini) – nella persona di Marian Casuta

Walter Visconti