ARTICOLI 2004

Motivi ad incastro

Il Cardinale Tettamanzi a Gessate
11 gennaio  2004

La chiesa parrocchiale dei SS Pietro e Paolo è gremita e fremente, il brusio dei Gessatesi s’alza nell’attesa del loro Cardinale Dionigi Tettamanzi. La “schola cantorum” di Gessate, per l’occasione arricchita dalle nuove “voci bianche” (l’iniziativa è partita lo scorso settembre, è nata con la funzione di produrre ricambi per la corale maggiore, ne fanno parte allievi delle scuole elementari e medie, la formazione è arrivata a 25 elementi ed è diretta dal maestro Simone Giani che è anche l’organista del coro), è pronta e motivata.
Il maestro Costante Ronchi attende con misura… Le giacche e le bluse nere dei coristi contrastano finemente con il candore delle camicie. I fanciulli, pure bianchi, accucciati in prima fila scalpitano in attesa di cinguettare.

Il direttore artistico Mario Ronchi segue con attenzione le fasi preliminari. Entrano le varie associazioni con stendardi e insegne, ad occupare i posti di rilievo nella navata centrale. L’atmosfera è tesa e gioiosa. Finalmente arriva il Cardinale Dionigi Tettamanzi, preceduto dal parroco don Enzo e da altri sacerdoti; la coreografia e l’organizzazione sono affidate al “fantasista “ don Stefano. Il Cardinale proviene dall’oratorio “don Bosco” dove poco prima ha inaugurato quattro aule dedicate rispettivamente al compianto don Primo Lobartini ex parroco di Gessate, al carissimo e indimenticato don Maurizio Badoglio, anima fragile e dubbiosa come tutte,  morto per essersi tolto la vita, già donata agli altri per farli meditare sul suo gesto, alla signora Alberica Fagnani, madre del neo ordinato sacerdote don Fulvio e alla gentilissima, sensibile e sapiente Signora Marilena Mapelli ex redattrice di questo giornale e promotrice di numerose iniziative. In apertura il “benvenuto” di don Enzo dichiara la gioia dei Gessatesi per avere tra loro il Cardinale. Inizia l’eucaristia, e la corale subito interviene ad arricchire la cerimonia con un’ampia manifestazione di giubilo sviluppata nel “Gloria” dalla “Credo Messe KV 257”, opera scritta da Mozart all’età di vent’anni. La musica s’invola ad altezze vertiginose, le voci dialogano in un virtuoso crescendo di arresti e riprese: un “Gloria” quasi ritmato, in chiave moderna, toccante, strepitoso.

Nell’omelia si esprime Dionigi Tettamanzi. «Il cuore di tutta la storia» dice il Cardinale, «è Gesù Cristo. Egli rappresenta l’intera felicità che noi vogliamo. Ogni Figlio deve parlare con Cristo». Ma i temi principali toccati  sono quelli della responsabilità (dalla quale non ci si può esimere) e insieme della fraternità (siamo tanti e diversi):

«Ci troviamo in una comunità e dunque dobbiamo adottare uno spirito fraterno nei confronti degli altri. Dobbiamo vivere la carità, renderla concreta e generosa. Occorre difendere la dignità e la grazia per essere cristiani. Entrare nelle problematiche della vita sociale. Sfruttare il dono di avere nel cuore l’amore di Dio. Impegnarsi nella vita. Avere una vita significativa e generosa. Lasciarsi trasformare dal Signore».

Infine la reciprocità: il Cardinale promette che pregherà per la comunità di Gessate; ma chiede che quest’ultima faccia altrettanto per lui, perché lui possa seguire come regola la via dell’umiltà, della convinzione, della sincerità.
Dopo l’omelia segue un magico ”Alleluia” scritto dal vescovo e compositore contemporaneo Ivo Meini, pezzo già eseguito dalla corale di Gessate durante il “XXVII Congresso di Musica Sacra” svoltosi in San Pietro a Roma in presenza del Papa lo scorso 22 novembre. La melodia portante è qui affidata alle “voci bianche”; è di una delicatezza infinita, come un sublime saliscendi di didascalie musicali rafforzate dalle eco della corale maggiore.

Al culmine della messa si procede con la distribuzione da più punti dell’eucaristia per tutti i fedeli. Il secondo brano ad allietare la comunione, una “Ninna nanna” natalizia del quasi sconosciuto musicista Antonio Volpi, si rivela d’una dolcezza infinita, meraviglioso e toccante, quanto misterioso. Di questo pezzo manca la partitura ufficiale. In pratica, un certo Vincenzo Cantore, seminarista in crisi mistica che veniva a Gessate per animare le liturgie della domenica, ha tramandato oralmente la melodia al direttore artistico della corale Mario Ronchi che a sua volta l’ha rielaborata scrivendo l’attuale partitura.

Le tenui note della “Ninna nanna” creano un’atmosfera di mistico ringraziamento. Personalmente ne resto estasiato. La musica mi fa rabbrividire per la bontà e il languore che m’incute. Provo ebbrezza, contentezza, distensione: «È magia o realtà?» mi domando. Mi concentro per impedire alla melodia di abbandonarmi al suo finire; so che lo sforzo sarà inutile, tuttavia ci provo. Quando essa se ne va, nella pausa di silenzio che ne segue, nella mia mente ancora vive, tarda a svanire. Tuttavia, appena inizia il brano successivo, il suo ricordo, pur suadente, svanisce. Ho un attimo di delusione: potrò mai rintracciare quel brano?  La comunione si protrae per la larga partecipazione dei fedeli e c’è tempo per l’ultimo accompagnamento musicale che riserva un’altra lieta sorpresa. Viene infatti eseguito il “Te Deum” di Joseph Haydn, di cui è previsto solo il primo movimento, l’allegro (su questo il coro s’era preparato a fondo). Il cardinale Tettamanzi, lui stesso musicista e fine intenditore, mostra un evidente apprezzamento; prima della conclusione si rivolge dritto al direttore Costante e a tutta la corale incitandola: «Proseguite pure…». Così… si passa all’adagio e infine all’allegro moderato di chiusura, interpretati con evidente emozione e impareggiabile bravura. Al termine dell’esecuzione (e delle comunioni), Tettamanzi dichiara soddisfatto: «Finalmente ho sentito un vero “Te Deum”». C’è di che inorgoglirsi.

La messa è finita. La cerimonia volge al termine. La coreografia didascalica di don Stefano premia lui e tutti i presenti con la maestosa sfilata di dodici cerchi colorati raffiguranti i volti degli apostoli. È una riflessione sulla Chiesa apostolica. Immagini evangeliche costruite dai ragazzi dell’oratorio e da don Stefano. I giovani delle medie li portano fin sull’altare al cospetto del Cardinale: rappresentano un augurio per lui e i buoni propositi dei Gessatesi nei confronti di Gesù e del suo apostolo.

Come ringraziamento don Enzo dona al Cardinale il libro “Il volto dei volti” (Edizioni “ Velar”, il volume contiene una serie di dipinti del volto di Gesù). Il Cardinale, in chiusura, come gesto di familiarità e fratellanza, si concede a tutti indistintamente, col suo saluto, col suo viso aperto, generoso, convincente, donando a ognuno uno sguardo intenso, responsabile, gioioso. Così si chiude una mattina densa ed impetuosa, ricca di simboli, di significati, di propositi.

P.S. Alcuni giorni dopo telefono al Maestro Ronchi per chiedere lumi sulla misteriosa sfuggita melodia; m’invita alle prove del coro e me la fa risentire dal vivo: «Ora sì me la ricordo, è lei, ne rimango estasiato, non mi par vero di riascoltarla. La corale di Gessate la canta per me. Mi sento onorato!». Assomiglia a uno scampanellio soave, ripetuto, come se scendesse da lontano un dolce tremolio di Ninna nanna…

Walter Visconti

 

 

 

EVENTO DI SETTEMBRE  

Non pubblicato

AVIS di Gessate - 40° anniversario di fondazione
Per una degna celebrazione sono intervenuti:
Associazione Culturale Teatrale “ ITINERARIA” 
Coro Alpini “MONTE CERVINO”

17 settembre 2004

 

L’eco della rappresentazione teatrale alla quale ho partecipato venerdì sera all’Oratorio Don Bosco tarda a svanire.
È stata una serata ricca di impegno e svago. Di impegno perché l’occasione è stata fornita dalla ricorrenza dei 40 anni di vita dell’AVIS di Gessate. Quindi il pretesto di responsabilità, serietà, impegno per l’appunto, e abnegazione suscitati dall’evento bastavano ad arricchire di motivazioni il festeggiamento.
Il responsabile zonale di Melzo dott. Ettore Pollini ha ricordato con decisione a TUTTI che donare il sangue fa bene al corpo e allo spirito, oltre che essere una pratica utile e civile e necessaria. L’appello è soprattutto rivolto ai giovani che non rilevano l’importanza di un gesto semplice e rigoglioso per l’essenza di vita che trattiene in sé. Dunque si iscrivano numerosi all’associazione AVIS dei donatori di sangue! Entreranno a far parte di un ‘giro’ di salute e vanto finché ne avranno le facoltà. Il loro corpo verrà monitorato, gratis per giunta, il ricambio del loro sangue sarà assicurato e avverrà in condizioni controllate, sane e benefiche. Occorre dunque rinnovare l’appello affinché TUTTI, giovani e anziani, verifichino la loro possibilità di donare il sangue e iscriversi all’AVIS.
Ma la serata, come dicevo, AVIS permettendo, ha acquisito i sintomi del benessere con la fine esibizione dal titolo “IL RISO FA BUON SANGUE” condotta da due bravi doppiatori, Lorella De Luca e Fabrizio De Giovanni, appartenenti al gruppo teatrale ITINERARIA, i quali hanno letto gustose parodie assoggettate alle regole tradizionali della più classica ironia del cabaret. Lo spettacolo aveva formula efficace, incisiva, di una piacevolezza esaustiva e convincente. Le letture erano precedute da un cappello introduttivo interpretato con abilità e fervore dall’anima del gruppo, il prof.  Roberto Carusi: l’obiettivo era suscitare interesse nel pubblico con aneddoti e menzioni, usando tatto e competenza, approfittando di una voce modulata e affabile, piacevole. Subito dopo iniziavano i dialoghi ancor meglio recitati a riempire l’aspettativa creata con maestria. L’ascolto dunque non risultava mai forzato, bensì attento e interessato, e ciò era l’offerta migliore ad un pubblico esperto ma pur sempre scettico e guardingo nei confronti di attori per lui nuovi o sconosciuti. Le parodie venivano abilmente accompagnate, e intervallate da pezzi di musica leggera scelti all’uopo e mixati con gusto dalla brava scenografa Maria Chiara Di Marco.

L’ultimo richiamo della serata, sempre AVIS permettendo, era imperniato sull’esibizione del Coro degli alpini di Gessate, il CORO MONTE CERVINO, sempre magistralmente diretto dall’appassionato Mario Rochi, il quale, occorre dire, ha ceduto la direzione di un brano al giovane promettente maestro MARIO ???????, che ha così potuto dimostrare il suo talento: auguri naturalmente! Tra i brani più famosi eseguiti, “La montanara”, triste e patetica canzone, sempre struggente e suggestiva. Il presentatore del coro Marino Cassisi  risulta ormai irrinunciabile, tanto incisive sono le sue  vivissime introduzioni con cui riesce a raffigurare, con poche schiette pennellate dialettiche, i sentimenti suscitati.

Concludendo, concludendo, mi auguro che vengano rinnovati al più presto i fasti di una simile serata, invitando ancora a Gessate i simpatici attori di ITINERARIA. Se qualcuno si fosse già affezionato a loro, li può ritrovare il giovedì sera a Cologno Monzese  in via Goldoni al n° 18.

Il loro programma è disponibile sul sito Internet www.itineraria.it.

Occorre informare che le serate di ITINERARIA sono versatili, nel senso che si concludono con simpatici conviti tra i presenti, attori, organizzatori e pubblico. Così v’è modo di conversare, chiacchierare, commentare e trascorrere una piacevole serata arricchita non solo da recite, arte e musica, ma anche da una allegra tavolata.

Walter Visconti

 

EVENTO DI NOVEMBRE

 Non pubblicato

 Concerto d’autunno 2004
16 ottobre 2004

Il popolo devoto di Gessate si appresta garbato e cauto a vivere una serata di gran gala in compagnia della sua corale e della sua orchestra. Nel tardo pomeriggio m’intrufolo in chiesa a spiare i preparativi. Così, senza tensioni mi gusto in anteprima l’assolo di violino da  “La forza del destino” magistralmente eseguito dal maestro Ronfaldi. C’è tensione e sicurezza al punto giusto. Vado a casa a prepararmi, poi ritorno per onorar l’evento. Con me la gente s’avvicina frettolosa, avverte l’ansia. Alle 20.30 la chiesa è già gremita nei posti favoriti. La cupola absidale è illuminata a festa. Le argentee canne dell’organo troneggiano imponenti dietro l’ara, ancora silenziose. Sale il brusio, tutto è pronto. Nelle prime file presenzia la nuova amministrazione di Gessate: anche per loro è un battesimo. Il pubblico festante interessato sfoglia il nutrito programma. Vedo i fratelli Ronchi aggirarsi sicuri lungo l’ambulacro davanti all’altare. Mario, direttore artistico, sorveglia la platea con sguardo vigile e severo. Suo fratello Costante, direttore del coro, sorridente e ansioso, attende l’entrata del suo gregge: 70 elementi, sempre più sicuri, sempre migliori. Anche l’orchestra Sinfonica “Gaetano Donizetti” è attesa in campo dal suo nuovo direttore Pierangelo Pelucchi. L’elevazione nell’olimpo musicale della “schola cantorum” e dell’”orchestra sinfonica” di Gessate è avvenuta a pieni voti a Roma il 23 novembre 2003 dove hanno partecipato al XXVII Congresso Nazionale di Musica Sacra, cantato e suonato nell’Aula Paolo VI alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, ottenendo una qualificazione elevata alle più alte vette della concertistica italiana.

Ha inizio la XIII edizione del “Concerto d’autunno”. Il primo pezzo “Music fot the royal fireworks” mette alla prova la compostezza degli inviti orchestrali banditi dai fiati in altisonanti richiami. È musica haendeliana per sola orchestra con espressioni accese e vibranti. L’interpretazione musicale è accurata, precisa. Poi, per la I parte dedicata alla musica sacra  Mario Ronchi presenta un brano di Vivaldi, violinista veneziano, detto il poeta rosso per il colore dei capelli: il Credo RV591. È una prova sommessa e grave della corale, accompagnata dall’orchestra in un mosaico di incroci vocali di elevata difficoltà. «Non era facile», confessa alla fine Mario Ronchi dopo l’ottima riuscita. La scelta ulteriore cade sul “Te Deum” per coro e orchestra dell’austriaco Haydn: conoscitore di molti strumenti in giovane età, accompagnava cantanti e strumentisti «ci spiega Ronchi». Morì nel ‘600 colmo di onori. Prova sublime dell’orchestra a comandare labirintiche esposizioni con alternanze di imponenti eccessi, serene accucciate, tensioni sommesse. Espressioni di somma maestria della corale. Finale in crescendo ancora con dialoghi concitati tra corale e orchestra. Scroscianti applausi di approvazione e apprezzamento.

Via alla Seconda parte. Apre la sinfonia da “La gazza Ladra”. Rossini concilia anche gli animi più impazienti. L’intensa e virtuosa composizione è simbolo di italianità. Le evoluzioni della “Gazza” in un crescendo finale con trombe, arpeggi, flauti infiammano i cuori. Ovazione meritatissima. Si prosegue ancora con Rossini: la delicata preghiera “Dal tuo stellato Soglio” interpretata dal soprano Sandra Vanni, del tenore Luigi Frattola, dal basso Alberto Rota. Musica melodiosa, divino dialogare tra corale e solisti. Arpa a scandire i tempi, serbandone delicatezza e armonia. Le singole voci e il coro si uniscono in un’apoteosi finale.

È la volta di Verdi, immancabile protagonista dei concerti gessatesi. Viene presentata l’aria “Il santo nome di Dio” da  “La forza del destino”. Sandra Vanni, soprano, e Alberto Rota, basso, sono pronti. Il coro è pronto. Entrata d’organo in funzione preparatoria del famosissimo assolo di violino. Pelle d’oca. Poi di nuovo il coro a mitigare le repliche del violino. Il brano “Il santo nome di Dio” è cantato magistralmente da Alberto Rota. Il coro lo accompagna in una dirompente affermazione. Sembra prepararsi per una nuova esplosione. Così è quasi subito. La preghiera viene così dimostrata. Nuovo fraseggio del coro, sommessa entrata, composta, preludio a Sandra Vanni finalmente paga di spaziare col suo canto pulito e forte. Finale grandioso e veemente. Alla fine dell’esecuzione Mario Ronchi inneggia giustamente al primo violino, il maestro Ronfaldi.

Era il 9 marzo 1842, prima volta alla Scala: “Va pensiero”. Emozione ricorrente ma incontenibile. Apertura in un tremolio di flauti in attesa del coro. Poi arriva… e si ripete: “O mia patria sì bella e perduta…”. Si sale, in attesa di “Arpa d’or…” l’acuto più dolce del mondo che smuove le radici degli animi. È sempre così, è inarrestabile il flusso dei sentimenti, proprio come Verdi fu capace di scuoterli quel dì nei cuori frementi e addolorati. La corale è impareggiabile. Si chiude con l’”Inno delle nazioni” composto da Verdi in occasione della grande esposizione universale del 1862 di Londra. Brano d’occasione. Esecuzione assai rara. Fu eseguito con un colossale dispendio orchestrale a New York da Toscanini nel 1944. È una composizione complessa e impegnativa, nella quale vengono riproposti spezzoni elaborati degli inni nazionali di Francia, Inghilterra, Italia, Germania. Esecuzione magistrale.

Con questo termina il programma ufficiale. Applausi scroscianti.
È tempo di presentazioni e ringraziamenti. Ci sono presenze importanti: il presidente della corale don Enzo, il neo assessore alla cultura Matteo Magnifico. Il neo sindaco Mario Leoni, ex corista, si esprime con poche concise parole di elogio: «È con grande gioia che ho colto l’invito rivoltomi dalla corale SS Pietro e Paolo ad essere presente a questa serata nella quale la comunità di Gessate ha l’occasione di ascoltare musica di così alto spessore. Ho avuto l’onore di far parte di questo coro che mi ha dato la grande opportunità di avviare le mie amicizie che ancora oggi ricordo con piacere. Ed è proprio come ex corista che conosco quanto impegno e quanta dedizione occorrono per raggiungere un così alto livello artistico. Vi auguro pertanto che il vostro percorso sia sempre all’insegna di maggiori soddisfazioni. Per quanto mi riguarda, vi assicuro che cercheremo di esservi sempre vicini favorendo in ogni modo e con ogni mezzo la vostra attività. Vi ringrazio per quanto ci state regalando, che consente a tutti noi, seppur per breve tempo, di estraniarci dai problemi quotidiani per immergerci in una aurea di pace e serenità che solo la musica riesce a regalare».
E si continua in “un’aura di pace e serenità”. Sono presenti i vertici dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, venuti appositamente da Roma per ricambiare la cortesia dello scorso autunno: il presidente Monsignor Tarcisio Cola, il direttore del Segretariato delle Scholae Cantorum don Giuseppe Ferri, colui che ha reso possibile l’esibizione romana.
Una lieta sorpresa. Le due corali offrono un ricordo al loro direttore artistico Mario Ronchi: è la fotografia di un “tocco”, quello della mano del Santo Padre alla mano di Mario in quel memorabile momento.

A questo punto non rimane che il bis. Viene riproposto il brano finale della prima parte della Trilogia “La passione di Cristo Secondo san Marco” eseguito nel novembre 2003 a Roma alla presenza del pontefice.
Tutti assieme ad assistere al brano che, come da tradizione, chiude la serata trionfale: “Alleluia” dalla “Messa” di Hendel.
Un grazie infinito ai protagonisti.
Arrivederci.

Walter Visconti